Collezione Luigi Torri di Caprino B.sco (BG).

Ci troviamo nei primi anni del Novecento, un giovanissimo caprinese ancora bambino va a visitare la cava di Opreno accompagnato dal nonno: là sotto scopre l’esistenza dei fossili, quelle incredibili specie di conchiglie che si trovano non sulla spiaggia, ma in alta montagna…

La Vàl San Martìn inizia da quel ramo del lago di Como e affianca l’Adda fino alle pendici dell’Albenza: a sinistra la Valle Imagna coi suoi faggeti e i tappeti di narcisi, a destra i declivi del Monte Canto; nel mezzo, quel ragazzetto diventato ormai adulto, e poi anche lui vecchio, come il nonno. “Ol Tor di Sass” lo chiamano in Paese: l’amante dei sassi, Luigi Torri

Un caprinese che quelle valli lì le ha attraversate in lungo e in largo, per tutta la vita, raccogliendo reperti: fossili, minerali, curiosità naturalistiche. Molti studiosi di fama sono passati a trovarlo, in quella sua cascina piena di cose preziose. Un nuovo esemplare paleontologico simile alle stelle marine porta addirittura il suo nome, perché l’ha scoperto lui, in una delle sue esplorazioni solitarie e silenziose. 

Oggi tutto quello che è riuscito a raccogliere è diventato un museo. Un patrimonio di grande valore che testimonia il suo amore per i fossili e per l’Albenza, cui ha dedicato praticamente tutta la vita.

Nessuno sa che cosa abbia sentito da bambino dentro quelle strane conchiglie tra le mani del nonno, alla cava di Opreno: di certo non il mare, ma forse un richiamo più antico, quel mistero che è la storia del mondo.  E che in fondo, è un po’ la storia di tutti.

COSA FACCIAMO

Raccontiamo una storia. Anzi, la restituiamo. Le pietre raccontano, Luigi lo sapeva benissimo. Quei suoi reperti sono come pagine di un libro. La sua stessa vita è un racconto: e non un racconto qualunque, ma la storia dell’Albenza. Un grande
libro in cui sono contenute tutte le ere geologiche, stratificazioni di memorie antichissime, e le vite di ogni singolo cittadino che su quella terra ci ha poggiato il piede, di ogni passerotto e formica e soffio di vento e meteora caduta. 

Attraverso la valorizzazione del Museo Torri restituiamo questa storia ai cittadini e alle cittadine, com’è giusto che sia. Dopotutto è la loro.

COME LO FACCIAMO

“Pietre Narranti” è il nostro laboratorio di formazione su come si ascolta il racconto delle pietre, su come si leggono i fossili e si impara a capire la storia che portano dentro. Ci abbiamo lavorato coi bambini del Centro Ricreativo Estivo e con un call allargata poi a tutta la cittadinanza.

Volevamo fare in modo che, attraverso i fossili, i cittadini e le cittadine diventassero consapevoli anche della storia del proprio territorio: li abbiamo accompagnati in escursioni, visite guidate, esplorazioni di tutti quei sentieri che Luigi ha percorso e ripercorso più volte mentre era in vita. Da questa esperienza è nato un gruppo di volontari che hanno deciso che quella collezione e quel museo meritano di essere conosciuti, visti, tutelati, valorizzati, protetti. Ed è quello che con questo gruppo spontaneo di cittadini e cittadine abbiamo iniziato a fare.

PERCHÉ

Far conoscere la collezione di Caprino a Caprino è il modo migliore per permettere ai cittadini di affezionarcisi, di decidere che si ha voglia di tenere quel museo aperto, e vivo. Perché è bello avere qualcosa di cui poter essere orgogliosi. E Caprino ce l’ha.

CON CHI

Comune di Caprino Bergamasco e la sua comunità, con il patrocinio della Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino e l’Ecomuseo Val San Martino.

DOVE

Caprino Bergamasco