Riproponiamo l’articolo del nostro presidente Matteo Rossi pubblicato in occasione della scorsa edizione dell’evento “Porcino a Chi?”. Scopri l’edizione 2025.
La terza edizione dell’evento “Porcino a Chi?” è una preziosa occasione di immersione, meraviglia e scoperta nei boschi di castagno secolari di Cascina Rapello, ad Airuno in Provincia di Lecco. Un’esperienza di incontro vera, autentica, non virtuale, con i nostri corpi e i nostri sensi .
Ogni anno un’esperienza diversa. Lo scorso anno questi stessi giorni erano ricchissimi di funghi e qualcuno se ne stava a torso nudo a godersi gli ultimi sprazzi d’estate mentre i pomodori ancora maturavano, dolci e rossi, negli orti. Ora mentre scrivo fuori piove da giorni e le temperature in montagna già dal mese di settembre si avvicinano allo zero. La stagione dei funghi almeno per quanto mi riguarda, per ora, non è stata delle migliori ma il bosco ha comunque saputo regalare delle emozioni inaspettate.
Ed è proprio qui il primo punto: per quanto scienziati, biologi, esperti si sforzino di teorizzare regole, assiomi, leggi naturali incontrovertibili, ogni previsione circa il mondo dei funghi viene puntualmente smentita e vanificata dall’esperienza. I funghi fanno quello che vogliono! Spuntano, si riproducono, si diffondono secondo un ordine nascosto all’uomo imperscrutabile e inaccessibile. Creano sotto terra reti chilometriche di informazioni, connessioni, sinergie a noi segrete coinvolgendo mille altre espressioni del mondo vegetale e animale.
Per quanto ci possiamo incaponire a far previsioni, nessuno scienziato, nessuna intelligenza artificiale, nessuna statistica può
dominare il mondo dei funghi e ricondurlo a una regola valida e assoluta secondo la razionalità di noi umani. Piuttosto che intestardirci a voler prevedere, controllare, razionalizzare il mondo naturale, la vera saggezza ci dovrebbe portare a rassegnarci, a lasciare andare, ad accettare che la natura non può essere programmata e prevista.
C’è qualcosa che l’uomo non può prevedere e dominare e forse la ricchezza e il valore della nostra vita su questa terra stanno proprio qui: nella consapevole accettazione della nostra finitudiine piuttosto che nella volontà di onnipotenza che sta alla base dell’ideologia dello sviluppo. La consapevolezza che non tutto dipende da noi può aiutarci a stare meglio, ci può ridimensionare, alleggerire. Può aiutare ad accettarci nella condizione di esseri finiti, imperfetti, limitati, mortali che possono cogliere da questo limite la dimensione di ricchezza e felicità.
Possiamo riconoscere che qualcosa non dipenda da noi ma sia libera, selvaggia e imprevedibile e in quanto tale può regalarci la meraviglia, lo stupore, la gioia che ogni cercatore prova nell’incontro con un fungo nel bosco. Emozioni che nessun videogame e nessuna espressione del mondo digitale potranno mai regalare. Innanzitutto perché il mondo digitale non regala
ulla: ogni linguaggio, tecnologia o software è sottoposto a brevetti e leggi di mercato del mondo capitalista mentre ogni fungo viene percepito come un dono meraviglioso della natura che in cambio non chiede nulla… solo predisposizione alla scoperta, coraggio e voglia di camminare con le proprie gambe.
Poi perché i funghi sono organici e vivi. Hanno forme, colori, profumi sorprendenti che sanno parlare all’innata e ancestrale intelligenza ecologica di noi bestie selvagge che per milioni di anni abbiamo vissuto in natura. Nessun oggetto artificiale, pur con tutto il fascino costruito dall’uomo, sarà mai in grado di ingaggiare questa intelligenza profonda.
E poi perché questo mondo corrisponde a una volontà, a un equilibrio, a una magia che non è in alcun modo prevedibile e riconducibile all’ostinata e mortifera volontà di noi umani di voler prevedere e controllare tutto.
Queste crescente paura e ansia di controllo si riflettono nella produzione di cibi artficiali e ultraprocessati e senza sapore serviti negli scaffali dei supermercati e nelle mense delle scuole, nei giochi a norma per i bambini dove l’inizio e la fine sono sempre scontati, negli ambienti inorganici e asettici che atrofizzano i nostri corpi e sensi dove per eliminare ogni possibiltà di rischio si elimina anche ogni libertà di sperimentarsi e ogni possibilità di meraviglia e stupore, nelle telecamere e nei sistemi di sorveglianza che controllano ogni spazio e ogni luogo alludendo alla nostra sicurezza.
L’unica certezza è che la tracotanza come malattia del voler prevedere, dominare e normare ogni cosa non aumenta la nostra sicurezza ma porta a una diffusa depressione e perdita di autonomia e fiducia tra le persone, standardizza e uniforma consumi e pensieri riducendo la biodiversità sia a livello biologico che sotto il profilo culturale, impoverisce il nostro immaginario privandoci di creatività e meraviglia, togliendoci speranza nella possibilità che qualcosa di diverso per noi e per altri possa accadere.
I funghi ci liberano dagli automatismi del “tutto già previsto” e ci restituiscono invece magia e stupore
riportandoci al qui ed ora. Lo scorso anno nel mese di ottobre, girando nel bosco insieme ai simpaticissimi e sempre giovani micologi, in un raggio di circa 1 km dalla cascina, abbiamo scoperto 130 specie di funghi diversi, caratterizzati da una festa di forme, profumi, colori… Nessuno di noi avrebbe immaginato di incontrare tanta ricchezza. Ci ha colpito anche ascoltare i maestri che con molta umiltà ci hanno spiegato che alcuni esemplari non erano classificabili perché la natura si evolve e contamina con ritmi ed esiti che l’uomo, per quanto si ostini, non può riuscire a prevedere, inquadrare e catalogare.
Forse liberarsi da un sistema totalitario, omologante e mortifero richiede di provare a guardarsi e guardare intorno a sé con occhi diversi, cogliendo la ricchezza e le infinite possibilità che la natura, il pianeta e la storia ci offrono. Fa strano pensare che la maggior parte dei fungaioli si ostina a cercare un solo tipo di funghi…
E sta forse qui il senso del titolo “Porcino a chi?”. Porcino, per una volta, come un insulto o come una specie o una tipologia che ci fa perdere di vista tutte le altre, come un invito a cambiare occhi, a scoprire e cogliere le differenze e le tante altre forme di vita e le altre modalità di vita possibili e diverse che ci circondano e che come un fungo sono lì, semplici, vicine, alla nostra portata, facili da vedere se solo prendiamo il coraggio di entrare nel bosco del “non tutto previsto” con la speranza di percorsi e incontri meravigliosi.
A un anno di distanza dalla scorsa edizione, nuove guerre e genocidi imperversano nella terra dei funghi, nuovi decreti e leggi sulla sicurezza pretendono di imprigionare la nostra libertà, nuove e vecchie grandi opere vogliono trasformare in autostrade pedemontane e ferrovie ad alta velocità i boschi che ospitano il nostro libero girovagare senza tempo fuori da ogni maledetta logica produttiva, accogliendo un’incommensurabile sete di scoperta.
Che fare? Fare come i funghi che mantenengono vive e organizzatissime reti sotterranee, pronti ad emergere imprevedibili con una festa di colori. Non possiamo fare altro che resistere, tenere vivi corpi e immaginario, difendere i boschi, dare vita a cornici semplici e conviviali dove incontrarci, tra umani e non umani, per coltivare insieme la speranza. E liberare del tempo per andare nei boschi…lascandoci guidare dalla natura.
Matteo Rossi
Presidente Coop Soc Liberi Sogni